Studiare con il Podcast. Efficacia dei materiali on-line nella didattica universitaria, strategie di integrazione dei media (approvazione: 2006)

RESPONSABILE: Gisella Paoletti.
PARTECIPANTI: Gisella Paoletti, Carlo Nati, Linda Giannini, Rodolfo Bergamo, Sara Rigutti.

DESCRIZIONE
Il progetto di ricerca che presentiamo è collegato con la tematica delle modalità di erogazione della didattica universitaria, ed ha lo scopo di esaminare le potenzialità ed i limiti di un nuovo modo di distribuire  i materiali utilizzati a lezione.
Dopo una ricerca pilota, svolta lo scorso a. a., durante la quale abbiamo messo a disposizione degli studenti il materiale utilizzato a lezione perchè potessero usarlo come guida per l’ascolto durante la lezione e come scheda per prendere appunti, abbiamo deciso di considerare le difficoltà concernenti gli studenti che non frequentano, per i quali i materiali pubblicati sul sito sono risultati essere insufficienti per garantire la comprensione.

Il problema che abbiamo inteso esaminare riguarda una particolare categoria di studenti: quella degli iscritti ad un corso erogato in presenza che, per necessità o per scelta, non frequentano (tutte) le lezioni, e nello stesso tempo possono utilizzare il materiale presentato a lezione dal docente e da lui messo a disposizione sul web allo scopo di favorire l’elaborazione dei contenuti del corso, in una situazione per certi versi analoga a quella di un corso progettato per essere svolto in modalità blended.
Il problema identificato riguarda il fatto che, nel mettere a disposizione degli studenti il materiale usato a lezione, spesso il docente non tiene conto della differenza di conoscenze che distingue gli studenti frequentanti e quelli non frequentanti, in quanto fornisce a tutti lo stesso tipo di presentazione (ad esempio il semplice file PowerPoint usato a lezione, o all’opposto, l’intera videoregistrazione della lezione). Fornire un solo tipo di presentazione può essere svantaggioso (in quanto insufficiente) per i non-frequentanti quando questi non trovano una integrazione orale che guidi l’elaborazione del materiale che ha fatto da sfondo alle lezioni, oppure può essere svantaggioso (in quanto ridondante) per i frequentati quando il materiale in rete consiste di una completa registrazione audio-video dell’intera lezione.
La teoria del carico cognitivo (CTL) studia lo sviluppo di metodi per l’insegnamento che usino in modo efficiente le nostre limitate capacità cognitive (Sweller, 1994). Essa si basa sull’idea che più fonti di informazione (ad esempio un messaggio orale ed un’informazione iconica) possano aiutare la comprensione e l’apprendimento rispetto ad una sola fonte, ma che l’elaborazione delle fonti aggiuntive abbia un costo cognitivo, e che pertanto occorre stabilire quando puo’ essere utile proporre più fonti e come si può mantenere al minimo il carico cognitivo associato alla loro elaborazione.
Una delle variabili che ha una forte incidenza sull’efficacia dei principi derivati dal CLT, tanto da provocare una loro riduzione o addirittura il loro ribaltamento, è il livello di esperienza dell’utente, descritto dall’effetto di expertise reversal (Kalyuga, Ayres, Chandler e Sweller, 2003). Secondo tale effetto l’uso di più fonti o rappresentazioni è più facilmente di aiuto all’inesperto, e di ostacolo all’esperto. Più precisamente, l’inesperto (nel nostro caso lo studente che non frequentando non ha ancora ascoltato l’integrazione orale al file che gli viene messo a disposizione) può giovarsi di tale integrazione, che svolgerà un ruolo di guida nell’elaborazione del materiale verbale/visivo. Ma un esperto (o nel nostro caso il soggetto che ha già ascoltato la spiegazione e semplicemente vuole avere accesso ad una lista di punti chiave o riguardare un dettaglio più oscuro) può essere rallentato ed ostacolato dalla guida (il testo orale) se questo è intrusivo e non evitabile.
Anche se fornire il materiale audio può essere particolarmente vantaggioso per gli studenti che non frequentano, non è da trascurare la possibilità che ne facciano uso anche gli studenti frequentanti. È infatti dimostrato che, sebbene tutti (o quasi) gli studenti universitari prendano appunti a lezione, gli appunti spesso non sono corretti e né completi (Paoletti, in stampa). In particolare risulta che solo il 40% delle informazioni importanti vengono annotate, che i segmenti problematici o complessi ricevono un’elaborazione superficiale, e che c’è una correlazione tra la completezza delle note e i risultati dell’apprendimento (Paoletti, 2004;  Titsworth e Kiewra, 2004). Poter fare riferimento al materiale originario potrebbe portare a dei vantaggi per la comprensione e per l’apprendimento del testo.